Illasi (Verona), 29 ottobre 2022
ALLA VENETO CLASSIC PASSERELLA D’ONORE PER DAVIDE REBELLIN
Ultima gara da Pro per il campione cresciuto nel Riboli Team. Le emozioni della vigilia e i ricordi di oltre trent’anni di carriera
Professionista dal 1992, 61 vittorie, 19 volte al via delle grandi corse a tappa (12 Giri d’Italia, 5 Vuelta, 2 Tour de France), 46 partecipazioni alle classiche monumento (16 Milano-Sanremo, 16 Giro di Lombardia, 14 Liegi-Bastogne-Liegi), un argento ai Mondiali di Stoccarda nel 1991, un oro ai Giochi del Mediterraneo sempre nello stesso anno e il trionfo ai Mondiali Juniores nel 1989. Sono solo alcuni numeri della straordinaria carriera di Davide Rebellin, classe 1971 con un trascorso illustre nelle file del Riboli Team, la squadra in cui a fine anni Ottanta ha iniziato la sua scalata all’olimpo del ciclismo. Domenica Rebellin darà il suo definitivo addio al professionismo concedendosi l’ultima passerella sulle strade di casa in occasione della Veneto Classic 2022.
“Inizialmente l’idea era quella di chiudere col Giro del Veneto ma poi, visto che il calendario offriva questa possibilità, ho deciso di attaccare il numero sulla schiena e regalarmi un’altra gara. Correndo di domenica poi mi aspetto una bellissima cornice di pubblico. Tra l’altro il percorso è molto impegnativo, quindi ci sarà da divertirsi. Chiudere sulle strade dove sono cresciuto ciclisticamente, a poca distanza da casa, è sempre un’emozione. Molti tifosi verranno a salutarmi, rivedrò tanti amici e compagni con cui ho condiviso splendidi momenti quindi non potrei chiedere di meglio. Sensazioni? Sono felice. Smetto al momento giusto, senza rimpianti e con la consapevolezza di aver sempre dato il massimo”.
Il tuo segreto?
“Sicuramente la passione per questo sport meraviglioso, che mi ha dato tantissimo anche dal punto di vista umano. In carriera ho avuto momenti belli e meno belli, ma correre per me è la cosa più naturale del mondo: mi è sempre piaciuto allenarmi, alimentarmi correttamente, prendermi cura del mio fisico. Tutto questo è diventata la mia quotidianità. Ho continuato fino a 51 anni perché le sensazioni erano comunque positive, stavo bene, avevo ancora dei buoni valori e questo mi ha dato lo stimolo ad affrontare nuove sfide. E poi c’è sempre il gusto della competizione. Negli ultimi anni naturalmente il calendario era ridotto, il livello è molto alto e avrebbe richiesto uno sforzo e un impegno oggettivamente fuori dalla mia portata. Ma allenarmi duro, con intensità, resta ancora un piacere”.
Davide Rebellin in azione all’Adriatica Ionica Race 2022
Cosa ricordi degli anni in Riboli?
“Esperienza indimenticabile. Ricordo sempre con grande affetto tutta la famiglia del Team, col presidente Gianni Tebaldo è rimasto un bellissimo rapporto di stima e amicizia. Oggi vivo in Francia, ma vado spesso a trovarlo, soprattutto se il calendario mi porta qui in Veneto. Quando esco in bici ad allenarmi prendo per la val d’Illasi e mi fermo a bere un caffè da lui. Sono passato anche questa settimana. Quegli anni sono stati una scuola di ciclismo: le prime gare internazionali, la maglia azzurra ai Mondiali e tante splendide vittorie. Da lì ho iniziato a farmi conoscere e sono cresciuto grazie agli insegnamenti ricevuti, perché già all’epoca la Riboli era una delle squadre più all’avanguardia per metodologie d’allenamento e tattiche di gara”.
Quali sono state le persone più importanti nella tua carriera?
“Ce ne sono tante, ma se devo fare un nome direi Giosuè Zenoni, il commissario tecnico della Nazionale dilettanti”.
E tra i compagni di squadra?
“Anche qui ce ne sono tanti, ma quelli con cui ho legato di più sono sicuramente Christian Salvato e Gianni Faresin. Con Christian siamo coetanei ed eravamo amici già da Juniores, correvamo in squadre diverse ma ci conoscevamo molto bene. In Nazionale abbiamo vinto i Mondiali crono del 1989, poi siamo stati insieme alla Polti e alla Liquigas. Anche con Gianni c’è sempre stato un bellissimo rapporto, abitava a poca distanza da casa mia e ci allenavamo spesso insieme facendo la gamba tra Bassano e Schio. Molti dei miei successi li devo anche a lui”.
Gli avversari più duri da affrontare?
“La lista è lunghissima e non vorrei far torto a nessun, ma certe sfide con Bettini e Bartoli sono veramente memorabili. Anche perché li incontravo spesso nelle ‘classiche’, loro erano più veloci e dovevo giocarmela diversamente per provare a sorprenderli”.
Proprio le ‘classiche’ sono diventate la tua specialità, una sorta di marchio di fabbrica.
“Ad inizio carriera in realtà il mio obiettivo erano le grandi corse a tappe. Nel ’96 arrivai sesto al Giro d’Italia e settimo alla Vuelta, quindi decisi di puntare su questo tipo di gare, ma purtroppo faticavo a tenere il passo degli scalatori che facevano classifica nell’ultima settimana. Così mi sono concentrato sulle gare di un giorno o su quelle a tappe più brevi come la Parigi-Nizza o la Tirreno-Adriatico, di cui ricordo con molto piacere la vittoria nel 2001”.
La vittoria più bella?
“Direi quella alla Liegi-Bastogne-Liegi del 2004. Era la corsa che avevo sempre sognato, fin da quando ero bambino e la guardavo in tv. L’ho sentita tanto perché è stato il coronamento di una lunga ‘rincorsa’ ed è arrivata al culmine di una settimana incredibile, in cui vinsi anche l’Amstel Gold Race e la Freccia Vallone”.
Campione senza età. Davide Rebellin alla Parigi-Nizza 2008 (Photocredits EPA)
Lo scorso fine settimana hai partecipato al Mondiale Gravel in programma proprio qui nel Veneto, tra Vicenza e Cittadella.
“Un’esperienza fantastica. La Gravel sta prendendo sempre più piede e personalmente ritengo sia un bel modo di andare in bici, meno impegnativo rispetto alla strada e più divertente. Anche se devo dire che ai Mondiali ho fatto quasi più fatica rispetto a una gara normale, ma il livello della competizione era veramente alto. Con la Gravel ho potuto conoscere percorsi e circuiti sterrati che mai avevo fatto in tanti anni di strada. La consiglio a tutti gli appassionati di ciclismo, perché oltre alla bellezza di poter stare nella natura, lontano dal traffico, credo che possa veramente dare qualcosa in più in termini di performance su strada. Devi essere sempre concentrato, pronto e reattivo, è utilissima per la coordinazione e la consiglio anche come prearazione invernale. Fisicamente e tecnicamente poi credo che possa aiutare l’atleta, sia per la sicurezza sia per imparare a ‘portare’ la bici.”
Programmi per la prossima stagione?
“Correrò con una squadra Gravel continuando a seguire lo sviluppo del marchio Dynatek insieme a Massimo Levorato, patron della Work Service Vitalcare Vega, squadra dove attualmente corro, con l’obiettivo di aprirci anche a mercati internazionali come quello americano o sudafricano, in cui questa specialità è più conosciuta, seguita e praticata”.
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