Da sinistra, Dino Zandegù^, Zaia e Francesco Moser

Castel D’Azzano, 28 Maggio 2017

Francesco Moser (Foto Mosna)
Francesco Moser (Foto Mosna)

G.S. Cadidavid di Roberta Cailotto

Nessun corridore italiano ha vinto quanto Francesco Moser, 277 volte primo tra il 1973 e il 1988.

E nel mondo solo Rik Van Looy e Eddy Merckx hanno vinto di più in tutta la storia del ciclismo.

Francesco ha corso la sua prima gara il 20 luglio 1969.

Tre è il suo numero magico: 333,33 metri la pista del record dell’ora, tre i figli, tre le medaglie mondiali, tre le Roubaix vinte, tre i titoli italiani, tre i Giri del Lazio.

Ma tutti i suoi grandi successi, dal Mondiale nell’inseguimento su pista del 1976 a quello su strada del 1977, dalle tre Parigi-Roubaix consecutive (dal 1978 al 1980) alla vittoria al Giro d’Italia del 1984, sono nati dalla tenacia con cui si è saputo risollevare dopo le sconfitte, rimontando ogni volta in sella deciso a dare battaglia, senza mai risparmiarsi sui pedali.

Così Moser è diventato uno degli sportivi più amati di ogni tempo (ha avuto persino più tifosi di una squadra di calcio ed è stato il primo ad avere un fans club tutto per lui), fino alla consacrazione del record dell’ora, il primato stabilito a Città del Messico nel 1984 a 33 anni, quando erano in molti a considerarlo ormai sul viale del tramonto.

Del resto, Moser è sempre stato l’uomo dei primati.

Non solo per i tre record dell’ora (in altura, al livello del mare e al coperto), ma perché è stato un innovatore su tutti i fronti, proiettando il ciclismo nel futuro.

Tecniche di allenamento, preparazione atletica, nutrizione, tecnologia, ingegneria della bici, ruote lenticolari, soglia anaerobica, abbigliamento aderente studiato nella galleria del vento sono ora parole di comune accezione, ma è stato Francesco a farle conoscere nel ciclismo.

Nato da una numerosa famiglia di contadini, tre fratelli passati al professionismo, Aldo, Enzo e Diego (all’esordio al Giro, nella Filotex, assieme a Francesco erano in corsa Aldo e Diego, mentre Diego era il direttore sportivo), anche il più giovane della famiglia salta dal trattore alla bici e dalla bici al trattore. «C’era – ricorda – da lavorare sodo.

La nostra era famiglia povera, dormivamo in due-tre sullo stesso letto, la sola stufa non bastava a riscaldare la casa».

Francesco “vive” la vita di campagna.

E’ nel suo cuore e lui rimane legato alle sue origini.

La campagna è un ambiente che mai mancherà nel suo cuore perché, come ha detto lui stesso, nessuno è straniero se ha sempre dove tornare.

Moser dice anche: «L’unico modo per conoscere il proprio limite è provare a superarlo.

Tante volte puoi accorgerti che dove credevi ci fosse un muro, in realtà c’è una porta.

Ho sempre corso una gara come fosse l’ultima».

Dopo il ritiro, si è dedicato alla produzione vitivinicola, rilanciando l’azienda di famiglia, provando soddisfazioni pari a quelle avute in bicicletta.

E’ stato scritto: “Moser ciclista caparbio come solo la gente di montagna sa essere, gentiluomo come solo la gente di campagna sa essere, curioso come solo i grandi sanno essere”.

Da sinistra, Dino Zandegù^, Zaia e Francesco Moser
Da sinistra, Dino Zandegù^, Zaia e Francesco Moser

Francesco Moser è legato a Verona.

In Arena, ha vinto il suo Giro in uno dei giorni che più sono rimasti nella storia della corsa rosa.

E’ stato testimonial del Mondiale 2004 di Verona, sempre vicino a Teofilo Sanson e alla famiglia Rana.

Ha sempre accolto gli inviti di Giuseppe Degani e del comitato provinciale per presenziare agli incontri “Ciclismo&Scuola”.

Nel ciclismo, è stato presidente dell’associazione corridori e si è sempre speso, e continua a farlo, per questo sport.

Continua anche a praticarlo, pedalando con la maglia Mediolanum in diverse tappe del Giro, assieme ai clienti.

Attento alla promozione sportiva, Francesco Moser merita il Premio Guido Rizzetto, istituito dalla redazione sportiva de L’Arena e dal Gs Cadidavid di Roberta Cailotto per ricordare un giornalista che, sino all’ultimo giorno della sua lunga vita, ha scritto del ciclismo di base, in particolare dei giovanissimi, categoria della quale curava ordini di arrivo e classifiche.

La consegna del riconoscimento è in programma mercoledì prossimo al Ristorante Gusto di Emiliano Oliosi a Castel d’Azzano, presenti anche alcuni professionisti veronesi.

                                     Renzo Puliero

Di Bernardi Vito

Il mondo del cilcismo locale e nazionale ha trovato una nuova e qualificata vetrina online. Si tratta del sito www.pedaletricolore.it, fondato e diretto da Vito Bernardi, giornalista pubblicista, conosciuto da tutti nell'ambiente delle due ruote. Nelle sue pagine, Bernardi raccoglie notizie, comunicati stampa, immagini di corse, atleti, società, dirigenti, e la più ampia informazione su quello che accade quotidianamente nell'Alto Milanese, ma anche a livello nazionale ed internazionale