
di Fabrizio Iseni*
Francescano. Lontano dalle logiche curiali e, raccontano, un bravo amministratore, dote che ha dimostrato sia quando è stato Custode in Terra Santa, sia nel ruolo di Patriarca.
Nella primissima rosa di nomi papabili era presente anche quello di Pierbattista Pizzaballa. Una possibile candidatura che, a ridosso della morte di Papa Francesco, è subito apparsa solida. Per i seguenti motivi: non troppo addentro alle logiche curiali, esperienza diretta in contesti di guerra e fautore del dialogo interreligioso. Nato a Cologno al Serio, zona della Bergamasca che conosco molto bene per aver dato i natali a mio padre Pietro, al quale ho dedicato la Fondazione Iseni, il cardinale è visto come un possibile segnale di rinnovamento.
Il presule bergamasco, appartenente all’Ordine dei Frati Minori, da decenni vive a Gerusalemme dove prima ha studiato e poi è stato per dodici anni il Custode di Terra Santa, massima autorità francescana. Dal 2020 è Patriarca dei Latini, dopo essere stato, dal 2016, amministratore apostolico della sede vacante del patriarcato di Gerusalemme dei Latini. Nel 2023, Papa Francesco lo ha ordinato Cardinale ed è diventato così il primo Patriarca di Gerusalemme a “vestire” la porpora ed è anche il primo Cardinale a risiedere nello Stato di Israele.
Considerato uomo capace di tenere insieme la tradizione francescana e la visione globale, teologo e fine biblista, il suo nome è stato fatto quale successore di Bergoglio perché sintesi di solida preparazione teologica senza rigidità dottrinali. E anche il fatto di essere un Cardinale italiano, ma con radici fuori dai palazzi vaticani e romani, è stato uno dei punti che hanno fatto lievitare la sua possibile candidatura.
Oggi (lunedì 5 maggio), a due giorni dal Conclave, c’è chi dice che le quotazioni di Pizzaballa si stiano raffreddando. Pesano il suo aver preso troppo spesso le difese del popolo palestinese. Anche la giovane età trova una doppia lettura. A chi sottolinea che quello del Papa è un compito troppo gravoso per i 60 anni di Pizzaballa c’è chi risponde che anche Karol Woityla aveva 58 anni quando divenne Pontefice. E chi invece frena perché teme un papato lungo. Troppo lungo.
In questi giorni pre Conclave, su Malpensa24, più che voler indovinare il nome del prossimo Papa abbiamo voluto far emergere quante sensibilità si mettono in gioco per trovare il pastore di tutta la Chiesa. Anche perché nel corso degli ultimi dieci giorni la rosa dei papabili si è di volta in volta allargata: dagli italiani Matteo Maria Zuppi e Fernando Filoni, al francese Jean-Marc Aveline, al tedesco Gerhard Ludwig Müller. Ora, dall’Extra omnes all’Habemus papam, daremo spazio alla cronaca.
*editore di Malpensa24