Legnano (Milano), 30 Ottobre 2024

Correttamente in fila indiana verso il Passo del Rombo

Ogni Estate una meta : 2024 al Passo del Rombo

Il passo del Rombo è alto 2474 metri e congiunge – o divide, a seconda del punto del di vista – Italia e Austria, la val Passiria con l’Otzal. In tedesco si chiama Timmelsjoch, e curiosamente è alto 2505 metri.

In realtà non è che divida troppo bene le valli, infatti San Leonardo in Passiria, 29 chilometri più in basso nel versante italiano, è popolate dal 98,7% per cento da persone madrelingua tedesca, che in alcuni casi non parlano, o capiscono male l’italiano. Nel restante 1,3 per cento, c’è un pugno di mitologici Ladini, che finora avevo conosciuto solo sui libri di scuola, e un 1 per cento di italiani, tra cui Salvatore, il pizzaiolo dell’albero Sonnenhof, dove alloggiamo.

Ecco, Salvatore è forse la prima persona che incontriamo con cui si può avere una conversazione normale, o comunque diversa dalla tipologia fantozziana “basta italiano spaghetti Pizza mandolino” con pronuncia da professor kramer, che finora ci ha creato la cieca convinzione di non aver capito bene se la prenotazione è andata in porto, se la mezza pensione e per tutti e se hanno compreso il numero dei partecipanti e delle camere. Salvatore quando scopre che siamo “ciclisti” ci chiede se possiamo gonfiargli le ruote della bicicletta, che si sono sgonfiate da giorni e non riesce a gonfiare, francamente non riusciamo a capire perché non si sia ancora fatto aiutare dai proprietari dell’hotel.

Quest’anno siamo tanti, e avremmo potuto essere di più se le defezioni per motivi di salute e lavorativi dei due sponsor Massi Cavallo Pazzo e Stefano il Doc, non ci avessero privato di due componenti agguerriti e tradizionali. Per la precisione siamo 12 pedalatori: oltre a me, ci sono Franco, ilRota, Ilde, Sartòri, PantaRasini, SergioCeriotti, Beppe, Ghibi, StefanoPipino, e Jeppe. Con l’aggiunta, all’ultimo momento di Ettore, che quest’anno esordisce addirittura con cena e notte fuori. Un altro esordio, fra le ammiraglie, è quello di Patrizia, che terrà compagnia alle collaudate Alessandra, Lorena, Elena e alla fantastica famiglia Mazzucchelli, comunemente conosciuta come “i  Mazzucchellis”.

L’arrivo del venerdì è molto sgranato, le 4 ore di viaggio medie possono diventare anche sei, sulla base dell’orario di partenza ma alla fine ci troviamo tutti a tavola, alle 18.30, avete capito bene, per un menu decisamente energetico: buffet di insalate, tortellini panna e prosciutto, consommé, bistecca ai ferri o filetto di pesce lucioperca allo zafferano, macedonia con gelato. Non c’è il risotto: rimango tuttora convinto che Massi non sia venuto perché in qualche modo lo sapesse.

Alla riunione serale, stabiliamo punti e orari di partenza e composizione ammiraglie. Jeppe, che con Elena ha già fatto la ricognizione del passo, ci avvisa: dopo il pezzo in piano, prima dell’ultima galleria lunga (e ce ne saranno 18 da affrontare), ci sono 5 km. duri. Io me lo segno, Jeppe fa sempre gli scherzi, ma questa volta ho percepito che dice sul serio, e se lo dice lui, che è un bel camoscio, vuol dire che sono duri davvero!

Galleria verso il Passo del Rombo con…….luce artificiale…..

Dopo una passeggiatina per il paese con Franco ed Ettore, vado in stanza, il Rasini non sta ancora dormendo. La stanza è carina anche se ha la tele al contrario, rivolta verso la testa del letto, ed è senza bidè. Però ha un balconcino da commedia all’italiana, collegato a quelli di tutte le altre stanze del piano, e una vista invidiabile sulla vallata. Pantarasini si addormenta a comando, io leggiucchio un po’ il libriccino di offerte turistiche della valle e prendo sonno.

 

La colazione mattutina è abbondante e gustosa, comprende fra i grandi classici anche salumi vari, speck e zola di cui mi faccio un superpanino con il pane nero tipico della zona. Arriva il momento dell’uovo, Franco lo chiede alla coque e gli arriva sodo, io e beppe chiediamo “uova e shpeck” che ci vengono portate saltellando dall’albergatore, un omone gigante che mentre balzella grida “chicchiricchi”;  arriva anche un altro uovo sodo che si spara nel gargarozzo il buon Sergio. Si riempiono le borracce, si montano le lucine, si indossano le scarpette e siamo pronti a partire. Io per ultimo, come al solito, devo digerire il caffèlatte.

 

E’ finalmente arrivato il momento clou della grande impresa 2024, è giusto soffermarsi su alcuni dettagli tecnici, che solitamente annoiano i più ma tant’è. Il nome del passo del Rombo deriva, a quanto pare, dal parola retoromanza “tombl” che significa “Piccola collina”. Io non so chi l’ha pensata ma a me studiandola sulla piantina appare come tutt’altro, infatti non sono tuttora convintissimo di questa etimologia.

Da San Leonardo, la salita al passo del Rombo è lunga 29 chilometri, con un dislivello di quasi 1800 metri. E’ stata costruita negli anni 50 del ‘900, su un tracciato preistoirico, e ciclisticamente si può dividere in tre parti più un epilogo: la prima parte va dal chilometro 1 al chilometro 15 e sale al 7% di media con qualche strappo più pendente. La seconda parte, di 4 chilometri, è praticamente pianeggiante, si può rifiatare fino al chilometro 19… e guardare verso l’alto per intravedere quello che ci aspetta poco più su: nella terza parte, dal chilometro 19, la strada si inerpica per un lungo tratto a tornanti, scendendo raramente al di sotto del 10%. Dal di sotto il percorso fa tremare i polsi. L’epilogo parte al chilometro 27: una galleria poco illuminata apre ad un tratto poco pendente che in 2 chilometri porta finalmente al passo: ricordarsi di accendere le lucine.

Correttamente in fila indiana verso il Passo del Rombo

Partiamo praticamente senza riscaldamento e dopo 300 metri il gruppo è già esploso: Pantarasini ha dimenticato borraccia e biscotti a casa; è soccorso da una borraccia del furetto FabioSartòri ma nonostante tutto viaggia ai soliti ritmi di un’altra categoria; StefanoPipino ha il cardio frequenzimetro fuori uso e trorna indietro a cambiare le pile, Jeppe e la vecchia scuola di Franco e ilRota tengono alto il ritmo, insieme ad Ilde, Sergio e Ghibi, io, mi defilo rapido con Ettore e Beppe.

Dopo che l’anno scorso ho fatto prima del Fauniera la dieta del Ghiottone, rinomata rosticceria di ViboMarina, quest’anno ho provato la dieta dell’hamburgher, con uno stupendo viaggio negli USA con Mariella, Giacomo e Margherita. Ho persino perso peso, a differenza dell’anno passato, ma nonostante tutto ora lo posso dire con sicurezza: meglio la dieta del Ghiottone.

La strada è molto trafficata, e non consente di affiancarsi o di chiacchierare con facilità, rimango rapidamente da solo. Ci sono veramente molte moto che sagono al passo, e moltissime auto, tra cui una quantità infinita di Audi e di Porsche, e non tutti i huidatori sono proprio educatissimi. La strada è ampia e le corsie larghe, ciononostante c’è sempre qualcuno che riesce a farti il pelo. Oppure peggio, supera in discesa allargandosi e invadendo l’altra corsia, dimenticandosi che la prima regola di un sorpasso è quella di non avere nessuno che ti viene di fronte, bici, moto o autocarro che sia.

Vado e piano, e ho la possibilità di vedere una gran quantità di animaletti. In ordine, salendo: tra il km.3 e il km.7 un sacco di piccole biscie quasi tutte morte tranne una, ai bordi della strada, schiacciate da pneumatici sfreccianti. Non sono arrivate nemmeno oltre la linea bianca che delimita la carreggiata: qua la vita è dura! Un paio di rondini tra il km 9 e il km 12, veloci ed eleganti, che attraversano in picchiata, senza un battito d’ali, alcune brevi gallerie, vorrei averle io le vostre ali

! Un ragno, grosso, con la schiena bianca, forse è una ragna, gonfia di uova, ed ha già attraversato più di mezza corsia al chilometro 22, dai che ce la fai! Una serie di bruchi, al chilometro 24, schiacciati, molto prima di essere arrivati a metà corsia… Però vedo anche una farfalla, stupenda, colorata e leggiadra: allora qualcuno ce l’ha fatta! E infatti, eccone lì uno di quei bruchetti verdi che si inarca e sbuffa al chilometro 25… Sbuffo anch’io, e mi inarco, e schiaccio i pedali con vigore… oddio, con vigore… il contachilometri segna la velocità di 3.6 km/h. Praticamente una gara di equilibrismo in surplace. Gli animaletti mi hanno distratto ma ora non ne vedo più e io ho le gambe di legno. Però manca poco: Dio benedica gli animaletti! Gli ultimi 500 metri prima della galleria finale sono un calvario, mi fermo a riprendere fiato almeno un paio di volte e finalmente sono su. L’ultimo tunnel e l’arrivo al passo me lo gusto con calma, ed eccomi in cima, yeeeeeeee! Gli amici sono quasi tutti arrivati (alcuni anche da più di un’ora!) e subito dopo di me arrivano anche Ettore e Beppe, ci siamo tutti, ce l’abbiamo fatta, chi veloce ed elegante, chi leggiadro, chi inarcato e sbuffante: alla fine siamo tutti farfalle e nessuno è rimasto schiacciato.

 

Foto di rito e pacche sulle spalle: è già ora di scendere. In cima al passo, ma sopratutto nella lunga discesa che ci riporta a San Leonardo, osservo che i tempi sono decisamente cambiati: c’è una quantità di ragazze che pedala e scala il passo, insieme ai fidanzati, o a coppie di donne o anche da sole; sono veramente tantissime, uguali se non addirittura in numero superiore ai maschietti; tutte sorridenti, agili, veloci, eleganti e leggiadre. Ho un’illuminazione… il Rombo… ecco perché si chiama così! Dopo “viva L’Aprica” ho un nuovo motto.

Arrivati in albergo salutiamo i Fabi e Ettore già in procinto di rientrare, facciamo una rapida doccia e ci fiondiamo in piscina: è gelata!

Una signora ospite della struttura sta facendo il bagno in topless e si ricompone, anzi, dopo se ne va proprio. Ci evita anche più tardi, quando col compagno se ne va dal bar appena arriviamo noi; scappa pure a cena dove sperava in un tete a tete tranquillo e invece si ritrova vicino un gruppone festante per la Grande Impresa, per un menu da matrimonio e per la torta Foresta Nera con lo spumante offerto da Lorena prossima alla pensione. La signora troverà pace solo in camera, dove non la seguiamo, perché a noi tocca rispettare il rituale: passeggiata nel centro del paese e gara di corsa in salita con tornante, dove StefanoPipino e Beppe dominano (io ottimo terzo).

Tutti i partecipanti alla ciclopedalata verso il Passo del Rombo

 

Il sonno ristoratore non ci fa perdere l’appetito, anzi, le uova e shpeck della colazione esaltano i soliti noti; paghiamo, salutiamo la signora padrona di casa che ci riempie di calendari con ricette tipiche tedesche tipo il pesto, ed è già ora di ritornare a casa, d’altro canto l’estate metereologica è finita.

Poi si sa, i viaggi non finiscono se non quando finiscono, e infatti ci succedono ancora un paio di avventure: al birrifico Franco cerca di comprare 6 bottiglie di birra ma la signora non capisce e gli porta due scatoloni pesantissimi che ne contogono almeno sei volte tanto; Lorena fa amicizia con Antonio, padovano tunisino di padre spagnolo che vende mele del trentino a bordo strada e confonde Lignano con Legnano. Con la lingua qua bisogna stare attenti, l’incomprensione è sempre dietro l’angolo… Ecco, prima di arrivare a casa un’unica consapevolezza: non abbiamo gonfiato le ruote a Salvatore. Gli toccherà chiedere una pompa alla padrona dell’albergo. Speriamo che si spieghi bene.

 

Testo scritto da un Partecipante alla spedizione verso il Passe del Rombo

Di Bernardi Vito

Il mondo del cilcismo locale e nazionale ha trovato una nuova e qualificata vetrina online. Si tratta del sito www.pedaletricolore.it, fondato e diretto da Vito Bernardi, giornalista pubblicista, conosciuto da tutti nell'ambiente delle due ruote. Nelle sue pagine, Bernardi raccoglie notizie, comunicati stampa, immagini di corse, atleti, società, dirigenti, e la più ampia informazione su quello che accade quotidianamente nell'Alto Milanese, ma anche a livello nazionale ed internazionale