Colle Fauniera, 02 Settembre 2023
GRANDE IMPRESA 2023
8.55, sabato 2 settembre, albergo Quadrifoglio di Caraglio.
Ci siamo tutti? Chi manca?
Oggi è il giorno della “Grande Impresa”, la decima!
Eccoci pronti con la nostra splendida divisa.
All’appello, in realtà, mancano in due: il mitico tracciatore Fabio, impegnato altrove; l’imprevedibile cavaliere solitario invece ci raggiungerà strada facendo.
Un amico conosciuto la sera prima è già pronto per scattare la foto di rito.
Nei suoi occhi la nostra gioia di partire verso il Fauniera.
Bici fiammanti, sorrisi che parlano.
Un supporter, Angelo, in moto che vale per dieci, generoso fotografo, gioviale compagnia, paziente sostegno.
Due navigatrici, serene e concrete si godono il gruppo trepidante, contente di essere l’ammiraglia della decima Grande Impresa.
Una Lady nel gruppo, Elena, pronta a faticare per ammirare la maestosità del panorama, una volta arrivati.
Il meteo si rivela meglio del previsto; clima perfetto.
Parto.
Con il gruppo.
Sono sereno.
I muscoli iniziano a muoversi e pulsare.
Come stai? Hai dormito stanotte? Che cena ieri!
Piemonte del sud, meleti, campi, ci mostrano la Valgrana; una fornace all’orizzonte e le colline a ovest.
I miei muscoli sono duri, avverto una fatica iniziale come se l’asfalto fosse appiccicoso e rallentasse il fluire delle ruote.
Pedalo, passerà.
Discorsi vari accompagnano l’avvicinamento.
Saliamo fino a Pradleves dove i più tecnici segnano l’effettivo inizio della scalata; ci siamo già accordati per il punto di ritrovo in caso di bel tempo e di mal tempo, lassù.
La pendenza inizia ad aumentare.
Finalmente.
Come sempre l’andare del tragitto inizia il suo lavoro di svuotamento e purificazione dei pensieri, delle emozioni, del corpo.
Non siamo in gara, non dobbiamo dimostrare nulla, non abbiamo nessuna prestazione da fare se non quella di godere dell’impresa e di essere ognuno se stesso. Accarezziamo l’ambizione di arrivare, vincere e superare il nostro limite.
Mi fermo a fare pipì e riparto solo, con il mio ritmo.
Pedalo con un buon tempo.
Ho più consapevolezza del passato di avere dei rapporti che chiedono di spingere in salita, sento lo sforzo e mi metto l’anima in pace: sarà così.
Realisticamente la domanda: “ce la farò” non ha più senso di essere posta; sono curioso di osservare come arriverò, cosa vedrò, cosa si presenterà al mio sentire.
Mi sento vicino ad ognuno del gruppo, ciascuno con la propria storia, il suo mood e le sue sensazioni.
Per un lungo tratto mi ritrovo davanti al gruppo.
Sperimento la sensazione e il piacere di essere primo; attendo il momento di essere preso e passato, con una crescente pace.
Saliamo!
Ci stacchiamo dal torrente, le pendenze si fanno sentire.
La valle a Campomolino si apre mostrando un tesoro nascosto: orizzonti ampi corollati da punte rocciose; il santuario di S. Magno.
Tra loro una strada sale sinuosa: passeremo da lì anche noi.
Proseguo senza perdere il ritmo, kilometro dopo kilometro; volgo lo sguardo verso il basso, osservo e contemplo la strada già fatta e la sorpresa lentamente inizia a prendere spazio nel cuore.
Con essa sopraggiunge la sottile insicurezza che ci fa sentire la pochezza e l’immensità della nostra condizione: uomini che spingono come possono sui pedali, guadagnando ad ogni respiro quel pezzettino di fatica che, una volta raggiunta la meta, sarà solo un ricordo da raccontare, una descrizione da fare, un’esperienza da custodire.
Ecco la meta.
Il Ceppo di pietra scolpita in onore di Marco Pantani.
Nei suoi occhi di pietra una traccia della sofferenza, necessaria ad ogni ascesa.
Un panorama meraviglioso.
Marco, spavaldo umile e splendido animo, è già arrivato in scioltezza. Foto. Salita in cima alla croce. Un’aquila ci saluta volteggiando nel cielo blu. Arrivano tutti: Fabio, padre e ciclista con il cuore oltre l’ostacolo. Max, condottiero fiero e sorriso gioioso. Jeppe, passione ciclismo chapeau; Elena, Lady of Grande Impresa. Franco, leader indiscusso, sempre fotogenico; Ghibi, nobile e raffinata sensibilità; Stefano, stile e professionalità oltre confine (till to Japan); Ilde, pensiero stupendo, prudente e metodico, con la sua nuova bianchi (l’altra è nell’armiraglia); Beppe, gioia scoppiettante e scoppiata; Alberto, anima solida dell’Impresa e sofferenza tenace. Chi manca? La domanda di ripete, come la risposta di qualche ora fa.
Ettore sopraggiunge con uno scatto finale che lo fa uscire per un attimo dalla sua imperscrutabilità. Angelo distribuisce assaggi di castelmagno. Abbracci. Sorrisi. Sole. Ci siamo! Ghibi sussurra “che belle cose che facciamo”; Max, da un punto esposto, canta al vento il motivo di famoso film western che ora non riesco a ricordare; assaporiamo il piacere di questa bellezza, le gambe stanche ma l’energia a mille; graziesignoregrazie per il meteo che ci farà trovare, a fine giornata, ancora i segni dell’abbronzatura sugli zigomi, le braccia e i polpacci.
Foto di rito e si riparte.
Scendiamo verso val Marmora; un gruppo si ferma per una doppia foratura. Strada in discesa davvero dissestata con buche e asfalto mangiato dalle piogge torrenziali. All’imbocco della Val Maira ci ricompattiamo tutti, le donne dell’armiraglia, Lorena e Sandrina ci aspettano felici e rilassate. Siamo pronti a scendere fino a Caraglio, destinazione Silver Bar.
Discesa per la valle suggestiva, con vento contro ma con belle curve in cui giocare a seguire Marco, disegnatore di traiettorie ficcanti, con la ruota sottile come la puntina di un giradischi per far suonare la strada, immagine che lui stesso ci ha regalato ieri tra gli innumerevoli racconti delle sue imprese.
Caraglio.
Forse duemila metri di dislivello li abbiamo fatti. Finalmente posso sedere ai tavolini del bar, mangiare e bere una buona birra. Ma non scendiamo dalla bici! Si tarda a schiacciare il tasto “stop” o “salva”.
Ancora un attimo, per favore, stiamo ancora dentro prima di chiudere questa grande impresa.
Eccoci seduti, stanchi e trasformati. Iniziano a girare le foto; si pensa al rientro per qualcuno e alla cena di chi si ferma anche stasera. Fame e sete trovano per ora soddisfazione.
Siamo ormai fermi ma continuiamo a pedalare, ora in silenzio, ora con una battuta; le immagini continuano a riempire i nostri sguardi.
È piaciuta?
Pollice alzato per tutti.
La Grande Impresa è terminata, ma resta qui, dentro, ritagliandosi un posticino indimenticabile nella memoria.
Grazie è ora la parola che più ci scambiamo, prima di salutarci. Buon viaggio! Alla prossima! Certo, alla prossima pedalata e alla prossima Grande Impresa.
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