Casazza (Bergamo), Domenica 8 ottobre 2023
16° Pedalando coi campioni
La Val Cavallina si trasforma nel museo del ciclismo: 110 ex professionisti
alla cronosquadre di beneficenza in memorial di Dario Acquaroli e Isabel
CASAZZA (BG) – «I loved it». È stato questo il commento del debuttante Jan Ullrich al termine della 16° Pedalando coi campioni, cronosquadre di beneficenza intorno al lago di Endine ideata da Ennio Vanotti e messa in strada dall’Unione Ciclistica Casazza. Ma quello del campione tedesco, che ha corso in compagnia dell’ex compagno di squadra Beppe Turbo Guerini, Rudy Pevenage e alcuni cicloamatori dell’azienda Limar, è solo uno dei commenti con cui le vecchie glorie del ciclismo hanno apprezzato la manifestazione bergamasca, disputatasi in una giornata estiva e che, come di consueto, ha devoluto il ricavato in beneficenza: in questa edizione, i destinatari della generosità degli ex professionisti (e degli amatori che hanno pedalato con loro) sono stati i bambini seguiti da ABE (Associazione Bambino Emopatico), che dal 1981 è al fianco dei giovani affetti da leucemia, tumori, immunodeficienze e patologie ematologiche croniche.
LA GIORNATA – Vuoi per le temperature piacevoli, il carisma di Ennio Vanotti, lo scopo benefico o il desiderio di ricordare Dario Acquaroli, più volte presente a Casazza, alla pedalata intorno al lago di Endine si sono dati appuntamento 110 ex professionisti, capitani di altrettanti team completati da 615 cicloamatori e cicloturisti di tutte le età.
Oltre al vincitore del Tour de France Ullrich e a Beppe Guerini, ai blocchi di partenza si sono visti gli immancabili Gianni Bugno, Evgeni Berzin, Claudio Chiappucci, Marco Giovannetti, Dino Zandegù, Paolo Savoldelli, Andrea Tafi, Paolo Tiralongo, Giann Motta, Roberto Visentini, Marco Velo e Tommy Prim, ma anche alcuni volti nuovi, come il biker Bruno Zanchi, vincitore della Coppa del Mondo nel 1995, e l’olimpionica Sara Simeoni, che per una giornata ha lasciato nell’armadio le scarpe di atletica per montare in sella.
«Devo ringraziare Bruno Zanoni per avermi convinta», ha detto l’oro olimpico di Mosca 1980. «È stata una giornata speciale, di beneficenza e di divertimento in mezzo ad amici e appassionati dello sport».
Giornata a cui hanno avuto modo di partecipare anche oltre 600 appassionati di tutte le età: dalle giovani atlete della Valcar – Travel & Service agli esordienti della Gazzanighese, dai bikers del team Le Marmotte Loreto ai diversamente abili della Valcavallina Superbike, passando per l’ex allenatore di Atalanta e Napoli Lino Mutti e cinque cicloamatori parigini. Corposa anche la rappresentanza femminile, richiamata a Casazza dalla presenza di alcune campionesse del ciclismo rosa come Roberta Bonanomi, Imelda Chiappa, Lidia Arcangeli, Edita Pučinskaitė e Nadia De Negri.
«Penso che potevamo solo sognarci una giornata del genere», il commento dell’ideatore Ennio Vanotti. «Ogni anno la risposta degli ex professionisti e degli amatori ci stupisce e quest’anno il meteo ci ha facilitato le cose, permettendoci di vivere a pieno quella che è una festa del ciclismo, priva di contenuti agonistici e all’insegna della beneficenza».
IL RICAVATO NE ‘IL MARE DI ISABEL’ – Dopo la prematura scomparsa di Isabel, portata via dalla leucemia nella primavera del 2016 a soli 16 anni, mamma Katy e papà Raffaele hanno lanciato una raccolta fondi che in sette anni ha raggiunto la cifra di 58.000 €: somma girata ad ABE (Associazione Bambino Emopatico) per la creazione della quarta sala operatoria degli Spedali Civili di Brescia destinata ai pazienti più giovani, non solo del reparto oncologico ma anche per interventi chirurgici maxillofacciali e oculistici. Inoltre la donazione ha reso possibile la trasformazione ‘grafica’ della sala di attesa del Blocco operatorio pediatrico, diventata grazie all’artista Silvio Irilli un luminoso fondale marino: il Mare di Isabel, appunto; un ambiente più colorato e rassicurante per alleviare la sofferenza dei bambini ospedalizzati.
«Ora vogliamo rilanciare questo progetto, creando separé sanitari con lo stesso tema e ‘colorando’ anche altri reparti degli Spedali Civili di Brescia», ha spiegato Katy, mamma di Isabel. «Come i ciclisti, anche i bambini colpiti dalla malattia affrontano salite e discese, cadute e difficoltà, dove il vento contrario sembra non volerti lasciare andare avanti. Per questo servono i ‘gregari’: non solo i volontari dell’associazione ABE, ma anche ambienti ospedalieri più a misura dei bambini; oggi, le glorie del ciclismo si sono dimostrati campioni di vita mettendosi a disposizione di questo progetto e pedalando per il bene dei bambini meno fortunati».
«Il tutto in un’annata in cui Bergamo e Brescia sono le capitali italiane della cultura; due città che oggi hanno dimostrato di meritarsi anche il titolo di capitali del volontariato e della solidarietà», ha chiuso Simone Agnetti, responsabile comunicazione e coordinamento dell’associazione ABE.
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