Roberta Cailotto Sponsor del Premio Rizzetto (Foto Remo Mosna)

Castel D’Azzano, 30 Maggio 2018

La consegna del Premio Rizzetto a Cassani (Foto di Remo Mosna)

A Davide Cassani il Premio Guido Rizzetto

 

Renzo Puliero

 

Davide Cassani, entrato nell’albo d’oro del Premio Guido Rizzetto, promosso dalla redazione sportiva del giornale L’Arena e dal Gs Cadidavid nel ricordo di un giornalista che, sino a tarda età, ha seguito con puntualità e passione l’attività dei giovanissimi e delle società di base, parla di “un Giro n. 101 molto bello, incerto, sorprendente, dove i corridori si sono impegnati ad ogni tappa e dove Froome, partito in sordina, è cresciuto sino a regalare un’impresa che non si vedeva da decenni”.

 

C’è stata poca Italia?

 

“Rispetto all’anno scorso, abbiamo vinto cinque tappe contro una. Non possiamo lamentarci: Pozzovivo ha corso un buon Giro e Formolo, quest’anno, è salito due volte sul podio di giornata, si è fatto prendere dal panico sull’Etna dopo la caduta ed ha perso cinque minuti, ma può migliorare su questi aspetti”.

 

Il Giro ha consacrato Viviani.

 

“Elia già l’anno scorso aveva offerto un salto di qualità: aveva perso per un centimetro un Europeo, che avrebbe potuto anche vincere se avesse trovato uno spiraglio, e vinto due classiche a Amburgo e Plouay e per questo l’avevo portato al Mondiale. Quest’anno, ha vinto tanto e bene e si è confermato. Al Giro ha fatto qualcosa di straordinario”.

 

Se l’aspettava?

 

“Ero certo che avrebbe vinto due-tre tappe, ne ha vinte quattro e portato a casa la maglia ciclamino. Ha fatto la scelta giusta andando alla Quick Step dove c’è una mentalità che aiuta a vincere e dove ci sono gli uomini giusti per aiutarlo nelle volate”.

 

Mancavano tanti velocisti di primo piano.

 

“Sì, ma Elia, quelli, li ha già battuti: adesso, Viviani è uno dei più forti velocisti al mondo. La sua evoluzione è stata costante. Elia è cresciuto anno dopo anno perché mette passione, volontà, determinazione in tutto quello che fa. E quando uno vince, si convince di essere più forte. Non dimentichiamo che Viviani è quello che più ha vinto quest’anno e che, se alla Sanremo era lì, ma non aveva le gambe al momento giusto, ha fatto 2° alla Gand-Wewelgem dietro Sagan. Ed al Giro ha vinto quattro tappe”.

 

Lo considererà per l’Europeo?

 

“Sì, il percorso potrebbe essere adatto a Elia”.

 

Viviani tornerà a gareggiare anche in pista, in proiezione Tokyo 2020.

 

“Elia è il nostro ambasciatore, l’esempio che portiamo a tutti. E’ cresciuto in pista ed ha vinto su strada. Come Federciclismo siamo orgogliosi perché la federazione è stata molto utile nella crescita di un ragazzino che poi è diventato un campione. Il nostro obiettivo è far crescere i ragazzi come Viviani. Quando Elia vince, ci fa contenti”.

 

Veniamo a Formolo, 10° come l’anno scorso con lo stesso distacco, 15 minuti.

 

“E questo non va bene”

 

C’è il rischio diventi un incompiuto?

 

“No. Formolo ha solo 25 anni, è migliorato ed ha sfiorato una vittoria di tappa. E’ un duraccio e si allena come pochi. A questo Giro, ha dimostrato di avere i numeri. Deve migliorare su alcuni aspetti: non puoi prendere cinque minuti per una caduta, come accaduto sull’Etna. In quelle situazioni difficili, non devi saltare di nervi, devi mantenerli saldi. E poi ha un certo modo di affrontare le salite: lui è ancora un po’ duro. Dovrà valutare, a mio avviso, con i suoi direttori sportivi e preparatori questo aspetto. Davide deve crescere mentalmente, in freddezza, nella capacità di reagire con calma dopo cadute e incidenti meccanici. Deve metterci del suo. Le doti ha dimostrato di averle”.

 

Ha possibilità di tornare in azzurro?

 

“Il percorso del Mondiale di Innsbruck è uno dei più duri degli ultimi trent’anni: Formolo è nel ristretto numero di atleti che potrebbe indossare la maglia azzurra. Davide può e deve fare molto”.

 

E’ un percorso che favorisce l’Italia?

 

“E’ un Mondiale nel quale, finalmente, con Francia e Spagna, l’Italia potrà fare la corsa, non subirla. Nibali è l’uomo di punta, speriamo di ritrovare Aru e abbiamo altri giovani come Formolo”.

 

Lei ha un rapporto particolare con la maglia azzurra.

 

“Risale al 1968 quando, avevo 7 anni, vidi Adorni vincere il Mondiale di Imola: quel giorno mi dissi che sarei diventato un corridore. La maglia azzurra è una mia seconda pelle”.

 

E continua a pedalare.

 

“Faccio circa 10 mila chilometri all’anno: vedere il mondo dalla bici è particolare, dà emozioni straordinarie”.

Roberta Cailotto Sponsor del Premio Rizzetto (Foto Remo Mosna)

Renzo Puliero – Fotoservizio di Remo Mosna

 

Di Bernardi Vito

Il mondo del cilcismo locale e nazionale ha trovato una nuova e qualificata vetrina online. Si tratta del sito www.pedaletricolore.it, fondato e diretto da Vito Bernardi, giornalista pubblicista, conosciuto da tutti nell'ambiente delle due ruote. Nelle sue pagine, Bernardi raccoglie notizie, comunicati stampa, immagini di corse, atleti, società, dirigenti, e la più ampia informazione su quello che accade quotidianamente nell'Alto Milanese, ma anche a livello nazionale ed internazionale