Jacopo Billi … Non ho ancora raggiunto risultati che considero il top della mia carriera
18 maggio 2020, Montemurlo (PO) – Diventare un professionista della mountain bike è qualcosa che poche persone riescono a realizzare. Oltre a trascorrere innumerevoli ore in sella in allenamento è necessaria una solida base di supporto, di solito dalla famiglia, per aiutare gli aspiranti corridori a raggiungere i livelli più alti dello sport. In questa intervista, Jacopo Billi, ci da uno sguardo approfondito su ciò che lo ha iniziato in questo sport.
Per prima cosa, parla un pò di te e del tuo inizio nelle categorie giovanili … ”Ho 26 anni e sono di Rocca Canavese, un paese situato a 35 Km da Torino. Ho iniziato a correre in mountain bike da piccolo nella categoria G0, nonostante praticassi anche altri sport come judo e nuoto. Avevo cinque anni e fin da subito mi sono appassionato a questo sport, da allora non ho più smesso di correre”
Essendo piemontese avrai sicuramente conosciuto Valter Onesti, uno degli uomini del settore giovanile della Commissione Fuoristrada della regione? “Si, Valter ha sempre fatto tanto per il movimento giovanile in Piemonte e fu proprio lui a farmi crescere come ciclista, nella mia prima squadra, la Cicloteca, nella quale ho fatto tutto il mio percorso giovanile e dove il mondo delle corse è è diventato la mia passione, il mio sport”
Poi gli anni sono volati passando tra Esordienti, Allievi e Junior … “In quegli anni ho avuto risultati discreti in Coppa Italia e alcune gare nazionali, ottenendo le mi prime vittorie nella categoria Junior con la Silmax di Giuseppe Giordano. A fine 2014, dopo una buona stagione da Under 23, decisi di passare al mondo della strada per capire se potesse piacermi e trovare nuovi stimoli per pedalare ogni giorno di più, anche grazie alla mia famiglia che mi ha supportato ogni giorno.
Ho corso due anni prima con una squadra bresciana e poi una veneta, sicuramente un’esperienza che mi ha fatto crescere tantissimo e che mi ha schiarito le idee”
A questo punto della carriera ti sei reso conto di voler salire a livello professionistico nella mountain bike ”Dopo due anni su strada sono tornato alla mountain bike dedicandomi al cross country e al marathon. Ho avuto modo di riprendere confidenza con le ruote grasse, raccogliendo buoni risultati in diverse granfondo e marathon, cercando di specializzarmi su quest’ultima specialità.
Negli ultimi due anni ho cercato di crescere regolare imparando il “mestiere” delle lunghe distanze e quando è arrivata l’occasione di approdare in un team organizzato come Soudal LeeCougan non ho esitato”
Hai avuto una carriera piuttosto significativa, ma puoi riportarci a quando ti sei schierato al via di una gara per la prima volta? “La prima gara è stata in mountain bike ormai più di 20 anni fa, se non ricordo male, nell’estate del 1999. Non mi ricordo di preciso come andò, anche perché eravamo talmente piccoli che pensavamo più a guardarci intorno e a far merenda che alla gara”
Hai fatto da spettatore a qualche gara di mountain bike quando eri un ragazzino, proprio come un fan? “Diciamo che correndo fin da piccolo, ho avuto più volte l’occasione di poter osservare da vicino i grandi che correvano alcune ore dopo. Ad esempio, ricordo benissimo i Campioanti Italiani di Torre Canavese 2010 o Pejo Terme 2011 dove insieme ai miei amici ci divertivamo molto a tifare e fare casino insieme lungo tutto il percorso”
Qual è stato finora il momento clou della tua carriera agonistica? “Ad essere sincero non ho ancora raggiunto un risultato personale che considero un punto culminante della mia carriera, sto ancora inseguendo degli obiettivi ambiziosi che ho nella testa. Penso che un atleta debba crescere e diventare un pò più forte ad ogni stagione che passa, quindi continuerò con questa convinzione a seguire i miei obiettivi”
Hai una vittoria a cui tieni particolarmente? “Sicuramente una grossa soddisfazione è stata la vittoria alla Granfondo Costa degli Etruschi nel 2018 in una giornata di pioggia e fango, vera mtb”
In questo sport, è importante essere al passo con le evoluzioni. Quali cambiamenti hai apportato per il tuo arrivo in Soudal-Lee Cougan? “Cambiando team sono variate anche tante dinamiche riguardanti i materiali, le biciclette e via dicendo, ma non ho apportato alcuna modifica particolare se non l’utilizzo maggiore della front rispetto alla full”
Nuova squadra, nuove biciclette, tante novità, tra cui il misuratore di potenza SRM, avevi mai utilizzato questo strumento? “No, è la prima volta che utilizzo SRM. Ho sempre ammirato molto questo marchio e ho sempre voluto provare la precisione dei suoi strumenti, finalmente ora ne ho l’occasione. L’allenamento è una delle aree più importanti e il Power Meter in questo, svolge un ruolo fondamentale per ottimizzare le prestazioni ma anche per per tradurre tutte le informazioni in prestazioni vincenti in gara”
Come ti trovi con la tua nuova squadra? ”Molto bene. Conoscevo già abbastanza tutti gli altri atleti del team e anche il meccanico Stefano Brusco perché lavora con la Nazionale, oltre che con noi. Fin da subito c’è stato un’ottima intesa con tutti e devo dire che, arrivando da una realtà diversa, sono rimasto piacevolmente colpito dall’organizzazione sui campi gara e nell’attività della squadra”
Dopo la gara a tappe in Spagna in cui hai dovuto alzare bandiera bianca, la prima gara in Italia che sensazioni ti ha dato? “Purtroppo in Spagna sono stato messo KO da alcuni acciacchi fisici che mi hanno un po’ scombinato l’inizio di stagione. Fortunatamente due settimane dopo sono riuscito a partecipare alla Bacialla Bike, vinta dal mio compagno di squadra Valdrighi, dove ho chiuso sul podio al terzo posto. Correre in Italia è sempre bello ed andare a podio non è mai facile, in quell’occasione sono rimasto molto soddisfatto della grande intesa che c’è stata in gara con Stefano”
Gli eventi a tappe sono di diversi giorni. Quante ore stai in bici per prepararli, come ti alleni per questi? “Sicuramente servono molte ore di preparazione, ma non solo. Per una corsa a tappe è fondamentale anche abituarsi a dislivelli importanti e sapersi gestire per più giorni. Proprio su quest’ultimo aspetto mi piacerebbe imparare molto da Tony e Daniele che hanno una grande esperienza nell’ambito delle gare a tappe”
Nel 2019 hai indossato per la prima volta la maglia della nazionale marathon al mondiale, cosa ti ha lasciato questa esperienza? “Direi quattro cose: tantissima soddisfazione per la convocazione, tantissima motivazione durante la settimana del Mondiale, tantissima gioia per la medaglia di bronzo di Samuele Porro e per il lavoro di tutta la squadra azzurra”
In questo periodo è stato difficile allenarsi senza un obiettivo preciso? “Abbastanza. Quando ho un obiettivo preciso non faccio fatica ad allenarmi e anzi, mi piace molto. In questo caso, senza gare vicine, è stato un pò più difficile, ma mi sono posto un obiettivo a lunghissimo termine così da tenere comunque alto il morale e dedicarmi ogni giorno alla preparazione. Allenarmi sui rulli non mi è pesato più di tanto, invece non poter uscire in bici all’aria aperta per quasi due mesi sì”
Durante la quarantena hai aperto un tuo canale YouTube, è ancora attivo? ”Nell’aprile del 2019 ho raggiunto un bel traguardo, mi sono laureato all’Università di Torino in Scienze della Comunicazione. A partire da queste premesse con la conoscenza storico-evolutiva del sistema dei media in un periodo di assenza di vita sociale e comunicativa, ho voluto condividere dei momenti del mio allenamento rendendo disponibili in streaming degli aspetti personali, sportivi e anche curiosi della mia giornata. Il primi video hanno riguardato il periodo di quarantena e ora che il lockdown è finito, sto proponendo video con i sentieri che percorro nei miei allenamenti, sono su YouTube all’URL https://www.youtube.com/channel/UCE8iCRxfUeIOeKiQGz3C00A”
Comunicato stampa SOUDAL-LEE COUGAN Racing Team – Giovanni Perego
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