Fino alla vittoria di Oscar Pereiro Sio del 2006, assegnata tavolino allo spagnolo dopo una positività di Floyd Landis talmente conclamata da scivolare nel grottesco, Roger Walkowiak, morto a 89 anni nei pressi di Vichy, era stato considerato il vincitore più sorprendente della storia Tour de France. “Walko” da poco era anche diventato il più anziano vincitore vivente della Grande Boucle.
Era successo a fine dicembre, quando se n’era andato Ferdi Kubler, lo svizzero che si era consegnato alla leggenda aneddotica nel momento in cui, con il senno completamente annichilito dalla fatica, si mise a litigare ed inveire contro il Mont Ventoux scambiandolo per un gigante cattivo, scese di bici e lasciò il ciclismo.La famiglia di Walkowiak proveniva dalla Polonia, ma Roger era nato in Francia, a Montluçon il 2 marzo 1927.
Quando prese contatto per la prima volta con il Tour, nel 1951, nulla lasciava presagire che un giorno quella corsa l’avrebbe fatta sua: arrivò 57esimo, ed anche nella seconda partecipazione non entrò nei primi 50. La sua vita sportiva cambiò drasticamente l’11 luglio del 1956, nella tappa di Angers.
Sulla carta doveva dire poco, invece Walko entrò nella più classica delle fughe bidone, mentre dietro (assenti in quel Tour favoriti come Bobet, Koblet e lo stesso Kubler), due aquile della salita come Gaul e Bahamontes si fecero sorprendere accumulando un pesante ritardo.
Una giornata in cui gli italiani furono protagonisti: sei in fuga e successo parziale al velocista sfortunato Fantini.Fu quel giorno che Walkowiak comprese di poter vincere il Tour.
All’epoca il ciclismo era diverso, l’impresa eroica era sempre dietro l’angolo e le situazioni potevano essere sovvertite anche in un’unica soluzione.
Anche per questo Walkowiak si mise a fare il ragioniere, lasciando senza problemi che la maglia gialla facesse parecchi giri di valzer su gente che però non poteva tenere sulle salite.
Non solo non vinse una tappa, ma non salì mai sul podio di giornata non entrando neanche nei primi quattro.
Attento a non sprecare quelle energie che gli sarebbero tornate utili nel momento decisivo.
Nella diciottesima tappa, la Torino-Grenoble, Gaul fece fuoco e fiamme, ma quelle forze ancora fresche aiutarono Walkowiak, che riuscì ad arrivare al traguardo insieme a due grandissimi come Nencini e Bahamontes.
Il giorno più bello fu però nella sua Montluçon, dove Walko ebbe una accoglienza degna di un re: da lì partiva l’ultima tappa, destinazione Parigi.
Due giorni prima, a cronometro, aveva resistito all’ultimo assalto di Gilbert Bauvin.
Roger Walkowiak, l’uomo che vinse il Tour a fari spenti.