Torino, 15 Marzo 2017
SAVIO: PER FARE CHIAREZZA
Nell’ultima udienza della Commissione d’Appello Federale – poi rinviata al 22 marzo – la Procura dello Sport ha segnalato che nessuno degli incolpati – Angelo Citracca, Bruno Reverberi e Gianni Savio – aveva presentato querela per calunnia o diffamazione e ha poi rettificato, precisando che dell’unica querela che Savio aveva detto di aver presentato alla Procura della Repubblica di Torino non vi era traccia.
Per fare chiarezza ed eliminare qualsiasi malinteso allego copia dell’atto di denuncia-querela da me presentato alla Procura della Repubblica presso il tribunale Ordinario di Torino in data 31 ottobre 2016.
La vicenda nella quale sono coinvolto ha dell’incredibile e si basa sulle farneticanti calunnie di Matteo Mammini, un ex corridore frustrato che ha inteso vendicarsi nei miei confronti per non essere stato ingaggiato nella mia squadra nel 2013.
Mammini ha affermato che gli avrei richiesto 50.000 Euro per ingaggiarlo e ha aggiunto che nella mia squadra “ tutti i corridori pagavano per correre ad eccezione del capitano Pellizotti e forse di uno o due altri atleti”.
Nel processo di primo grado ho ricordato che si trattava della squadra Campione d’Italia, che si era aggiudicata lo scudetto non solo per la maglia tricolore di Franco Pellizotti, ma anche per i risultati ottenuti da tutti gli atleti nelle corse nazionali disputate nell’arco della stagione.
Nella formazione sponsorizzata anche dal Venezuela figuravano Carlos Ochoa, Jackson Rodriguez, Yonder Godoy e Tomas Gil, tutti inseriti nel programma olimpico del Ministero dello Sport Venezuelano. Possibile che pagassero per correre? Certamente no !
Inoltre figuravano : il colombiano Miguel Angel Rubiano ( con noi vittorioso in una tappa del Giro d’Italia 2012 ), Emanuele Sella ( nelle stagioni precedenti sempre protagonista al Giro d’Italia e con noi vincitore della Settimana di Coppi & Bartali, della Coppa Agostoni e del Gran Premio di Prato), Fabio Felline ( con noi vittorioso al Giro dell’Appennino e recente vincitore del Trofeo Laigueglia con la Trek ), Diego Rosa ( vincitore della Milano-Torino 2016 con la Astana e ora passato alla SKY ) e Mattia Gavazzi ( al tempo molto quotato per i successi ottenuti al Tour de San Luis, al Tour de Langkawi e al Giro della Toscana ). Erano “ uomini mercato “ ossia atleti che avevano ricevuto offerte economiche anche consistenti da altre squadre. E’ possibile che le avessero masochisticamente rifiutate per “pagarsi lo stipendio “ nella mia squadra? Certamente no.
Per meglio inquadrare la figura del Mammini è opportuno ricordare che lo stesso ha asserito che io – nel corso di una cena – avrei scritto su un tovagliolo (sic) nomi e cognomi dei corridori che si pagavano lo stipendio da sè, Ma alla domanda posta dal Procuratore Generale dello Sport: “ricorda qualche nominativo tra quelli segnati sul tovagliolo da Savio?“ il Mammini testualmente risponde: “allo stato attuale non lo ricordo”. Ma come? Si tratta dei corridori della squadra di cui avrebbe voluto far parte e non ricorda neanche uno dei nomi?
Dunque, il Mammini ha mentito al solo scopo di danneggiarmi per vendicarsi del mio rifiuto ad ingaggiarlo. E in realtà il danno – in primis mediatico – che mi ha cagionato è incalcolabile. Per tale motivo ho presentato denuncia per calunnia e diffamazione.
In conclusione della vicenda Mammini, ricordo che questi era considerato un buon corridore Under23 ma, passato fra gli Élite, in due stagioni non aveva ottenuto né vittorie né piazzamenti importanti. Un atleta di scarso valore, quindi, che ha smesso di correre perché nessuna squadra professionistica lo ha voluto.
Per quale motivo avrei dovuto ingaggiarlo io? E soprattutto quale vantaggio avrebbe avuto la mia Società nel richiedere all’atleta una somma che poi avrebbe dovuto interamente corrispondergli quale stipendio.
E non solo: secondo la normativa UCI, avrei dovuto farlo partecipare a un certo numero di gare ma, poiché avevo già 16 corridori in organico, in qualche corsa avrei dovuto escludere atleti forti che, nella precedente stagione, avevano contribuito alla nostra conquista del Campionato Italiano a Squadre per far posto a un corridore scarso, rifiutato da tutte le altre formazioni.
Nel processo di primo grado, svolto in 10 novembre 2016, il Tribunale Federale ha disposto la mia assoluzione comunicando che “le dichiarazioni rese dal Mammini alla Procura Generale dello Sport appaiono di per se inverosimili”,
In allegato una pagina.