Palidoro, 10 ottobre 2020
Oggi celebriamo la “Giornata internazionale della salute mentale”.
Certamente il mio pensiero va al Vangelo e alla Costituzione italiana, in particolare all’art. 32 : “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.
La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Ebbene, il Vangelo è carità e carità è accoglienza.
Nel Vangelo vediamo che Cristo pone al centro di tutto la persona nella sua integrità e ciò è manifestato dai suoi discorsi e dalle guarigioni.
Gesù piange dinnanzi alla sofferenza e non rimane immobile, interviene.
E noi tutti battezzati siamo chiamati a maggior ragione a superare tutti gli ostacoli che ledano la dignità umana, ivi compresa quella dei nostri fratelli, affetti da malattie mentali.
Purtroppo, spesso l’interesse economico viene anteposto alla dignità della persona nonostante che l’ultimo comma dell’art. 32 della Costituzione sancisce che : “La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Stiamo attenti a questo “ In nessun caso “ : è un precetto nei confronti del legislatore nazionale e regionale nonché degli altri enti territoriali, i quali tutti devono rispettare “ la persona umana “.
Tanto avevano fatto e fanno ancora alcuni istituti religiosi e fra questi l’Opera don Guanella, di cui io sono membro, ed era tanto il rispetto per queste persone diversamente abili che san Luigi Guanella li chiamava “ Buoni figli “.
Penso che si devono sostenere queste iniziative a tutela di chi presenta particolari disturbi, e favorire anche quegli interventi che tutelino “ la dignità “ di questi nostri fratelli.
È forte in questo momento di pandemia, dovuto al covid 19, la tentazione di volutamente distrarsi e, pertanto, dobbiamo far sentire la voce dei più deboli tramite le varie iniziative, anche quelle sportive e, traendo spunto dal documentario “ Crazy for football “, dobbiamo fare in modo che, nonostante la loro disabilità, siano soggetti attivi e ciò si può fare se crediamo nel loro recupero sociale.
Una preghiera speciale per tutti quanti ed una benedizione particolare per tutti gli operatori che si dedicano a questi nostri fratelli.
Roma, 10 ottobre 2020