Luigi Roncaglia (Foto da La Gazzetta di Mantova del 10.12.16)

 Mantova, 10 Dicembre 2016

Luigi Roncaglia (Foto da La Gazzetta di Mantova del 10.12.16)
Luigi Roncaglia (Foto da La Gazzetta di Mantova del 10.12.16)

MANTOVA. Nonostante risieda nel Veronese, a Trevenzuolo, da quasi mezzo secolo, quando Luigi Roncaglia, classe 1943, ti racconta la sua avventurosa vita di campione di ciclismo sulle piste di mezzo mondo, senti inconfondibile l’inflessione della parlata mantovana.

Del resto è nato a Castiglione Mantovano (Roverbella) e ha fatto per anni il vigile urbano a Mantova.

La moglie, Franca Ginelli, inoltre è originaria di Gazzo Bigarello, per cui il mantovano è di fatto ancora la loro seconda lingua.

L’apice della sua carriera nel ciclismo agonistico, specialista nell’inseguimento individuale o a squadre su pista, risale ad oltre mezzo secolo, esattamente 52 anni fa, quando alle Olimpiadi di Tokyo mancò la medaglia d’oro per soli sette centesimi di secondo.

«È stata una delusione cocente e talmente grande che ancora oggi non riesco a dimenticare.

Ho sempre avuto la passione per il ciclismo fin da quando avevo 16 anni» racconta Luigi, oggi un pensionato che vive a Trevenzuolo dal 1969 quando si sposò e vi si trasferì da Canedole, dove nel frattempo era andato a vivere. «La mia – dice – era un famiglia di agricoltori.

Eravamo in nove fratelli e tutti erano pronti a sostenermi in questa mia passione».

Roncaglia ricorda che la prima bici che acquistò fu una Chesini: «Io e uno dei miei fratelli decidemmo un giorno di rompere i nostri salvadanai e con le mance raccolte raggiungemmo Villafranca per acquistare una Chesini usata, perché una nuova non potevo permettermela: costava troppo» ricorda Luigi.

E gli scappa un sorrido: «Sorrido per un semplice motivo – spiega – ero il più piccolo dei fratelli e quindi ero controllato a vista.

Una domenica sera sono rientrato a casa a notte fonda, ben oltre l’ora che avevo concordato con i genitori. Così il mattino successivo, per punizione, mi fecero alzare alle 4 per mungere le vacche.

Finita la punizione intendevo far un giro di allenamento con la nuova bicicletta, ma mi fu vietato.

La punizione evidentemente prevedeva anche questo supplemento di pena».

Un episodio che, però, non mise per nulla in discussione la solidarietà dei fratelli disposti anche a lavorare per Luigi purché egli potesse allenarsi e partecipare alle gare.

Luigi inizia nel 1959 correndo come esordiente con i colori della squadra “Learco Guerra” di Mantova e partecipa a gare anche nelle province di Verona, Modena, Reggio Emilia.

Nel 1964, l’anno della delusione olimpica giapponese per aver vinto “solo” la medaglia d’argento, Luigi ha modo di riscattare quella cocente sconfitta con numerose vittorie in Italia.

Infatti al velodromo Vigorelli di Milano vince il campionato del mondo di inseguimento individuale sui quattro chilometri, stabilendo anche il record mondiale con 4’52” ad una velocità di circa 60 km/h, record che rimane imbattuto per ben 24 anni.

Roncaglia continua senza sosta a partecipare a campionati mondali e olimpiadi.

Nel 1965 è secondo ai campionati mondiali inseguimento a squadre a San Sebastiano (Spagna).

E lo stesso risultato ottiene nel 1967 nell’inseguimento a squadre al campionato mondiale ad Amsterdam, in Olanda.

Nel 1966 finalmente arriva la medaglia d’oro ai campionati del mondo svoltisi a Francoforte (Germania) nella gara di inseguimento a squadre con Chemello-Pancino e Castello.

Nel 1968 partecipa alle olimpiadi in Messico e nella stessa specialità vince la medaglia di bronzo.

Nello stesso anno medaglia d’oro ai campionati mondiali a Montevideo (Uruguay). Nel 1969 arriva secondo alla “Sei giorni” di inseguimento individuale su pista a Melbourne (Australia) dove partecipa anche alla “Sei giorni” di inseguimento, sempre su pista, in coppia con il tedesco Kemper.

L’anno dopo vince sempre in Australia la “Sei giorni” su pista in coppia con l’australiano Ryan («di cui però non ricordo più il nome»). «Ricordo invece – aggiunge Luigi – che firmai un contratto di tre mesi e partecipai a corse ciclistiche che si svolsero sia in Australia sia in Nuova Zelanda».

A 27 anni decise di appendere al bici al chiodo e trovarsi un lavoro: «Dopo aver vinto un concorso, ho fatto il vigile urbano a Mantova fino alla pensione nel 1992».

Durante quel periodo Roncaglia tenne dei corsi di ciclismo per conto della Federazione ciclistica italiana.

Ha un solo cruccio, Luigi Roncaglia: che il figlio Alessio non abbia seguito le sue orme sportive. «Per la verità – osserva – Alessio fin dall’età di 9 anni partecipò a gare ciclistiche ma dopo un po’ smise e rivolse la sua attenzione al calcio, militando anche in squadre di una certa importanza.

Dovette però smettere per problemi ai legamenti crociati e così gli ritornò la passione per la bicicletta, ma solo a livello amatoriale».

LA CARRIERA. Luigi Roncaglia nel 1963 passa fra i dilettanti e al velodromo Learco Guerra di Mantova c’è una riunione in pista e Spartaco Boselli, indiscusso capo della Learco Guerra, chiede a Luigi di partecipare alla gara.

Roncaglia accetta e subito batte il record della pista sui 4 chilometri, record che apparteneva a Ferdinando Morselli.

Nella prova finale si sfidano i due migliori tempi, quello di Roncaglia e quello del padovano Franco Testa, oro alle Olimpiadi di Roma.

Luigi viene notato per le sue prestazioni dal commissario tecnico della pista Bergomi che lo invita ai campionati italiani a Roma, dove Luigi ottiene il quinto miglior tempo.

Sempre nel 1963 Roncaglia viene convocato per partecipare ai campionati del mondo in Belgio a Rocour. Nell’inseguimento a squadre il quartetto italiano (che insieme a Luigi comprendeva anche un altro mantovano, di Castel d’Ario, Vincenzo Mantovani, oltre che Grego e Marosi) fu eliminato nelle qualificazioni.

Nel 1968 Luigi è campione del mondo a Montevideo (Uruguay) sempre nell’“inseguimento a squadre” con Chemello, Morbiato e Bosisio, altro mantovano di Marmirolo.

Da La Gazzetta di Mantova del 12 Dicembre 2016 a firma di Lino Fontana

 

Luigi Roncaglia in pista (Foto La Gazzetta di Mantova del 12.12.16)
Luigi Roncaglia in pista (Foto La Gazzetta di Mantova del 12.12.16)

Di Bernardi Vito

Il mondo del cilcismo locale e nazionale ha trovato una nuova e qualificata vetrina online. Si tratta del sito www.pedaletricolore.it, fondato e diretto da Vito Bernardi, giornalista pubblicista, conosciuto da tutti nell'ambiente delle due ruote. Nelle sue pagine, Bernardi raccoglie notizie, comunicati stampa, immagini di corse, atleti, società, dirigenti, e la più ampia informazione su quello che accade quotidianamente nell'Alto Milanese, ma anche a livello nazionale ed internazionale